Statement sull’uso della Mammografia con MdC (CEM) in Italia

Statement sull’uso della M A cura della Sezione di Studio di Senologia della Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica

Il cancro della mammella è il cancro più frequentemente diagnosticato nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre è di origine mammaria, e rappresenta la principale causa di morte tra le donne di tutto il mondo [1]. Lo screening mammografico si è dimostrato efficace nel diagnosticare il cancro al seno in una fase precoce e nel ridurre la mortalità per tumore al seno di almeno il 20% (fino al 40% in alcuni contesti). Tuttavia, circa il 20% dei tumori mammari non viene diagnosticata alla mammografia e il 10% delle donne viene richiamato per esami aggiuntivi. Le due principali limitazioni della mammografia sono, infatti, la ridotta sensibilità nei seni densi, dove questa si riduce dal 70-75% al 30-48%, e la percentuale relativamente elevata di falsi positivi [2]. In questo contesto, l’introduzione della mammografia con mezzo di contrasto (generalmente indicata come CEM: Contrast-Enhanced Mammography [3]) ha l’obiettivo di superare parte di questi limiti della mammografia standard. La CEM è una metodica che combina le informazioni morfologiche della mammografia digitale e informazioni funzionali grazie all’utilizzo del mezzo di contrasto iodato iniettato per via endovenosa, che consente la valutazione della neoangiogenesi tumorale analogamente a quanto avviene con la risonanza magnetica (RM) con mezzo di contrasto endovenoso [4–6] . È una metodica sempre più diffusa, potenzialmente implementabile sulle unità mammografiche già presenti nei diversi contesti ambulatoriali e ospedalieri, che ha mostrato performance diagnostiche paragonabili alla RM [4–7] e a costi economici inferiori [8], riscontrando inoltre la preferenza delle pazienti perché caratterizzata da tempi di esecuzione inferiori, meno rumorosa e reputata meno ansiogena [9–11] .

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