Cantisani V 1, Di Serafino M, Colarieti A, Vallone GF, Sezione di Ecografia SIRM
L’ecografia rappresenta, ad oggi, la più clinicizzata tra le metodiche di imaging in quanto ci pone inevitabilmente al cospetto del paziente, tra le sue paure più profonde, le sue speranze, la sua anamnesi prossima e remota, in un frullatore di segni e sintomi che solo il contatto diretto, “sonda mediato”, consente di esaltare e codificare. Il futuro del Medico Radiologo nella sua più alta definizione clinica non può prescindere dal conoscere e perché no, amare, l’ecografia.
C’è la necessità di consolidare l’ecografia nella nostra pratica clinica, per la necessità di formulare una diagnosi sempre più precisa e di garantire una terapia mirata e personalizzata. In questo contesto, il radiologo, nella sua complessa e completa formazione medica e tecnica deve restare al passo con le innovazioni tecnologiche e pioniere in questo, senza forzatamente demandare “ad altrui competenza” medica o paramedica che sia, e deve sfruttare questo prezioso strumento diagnostico spesso trascurato in particolare dalle nuove generazioni, a vantaggio delle sempre più seducenti tecniche di imaging panoramiche [1].
Come ricollocare, dunque, l’ecografia nella “sfera di interesse” del medico radiologo e delle nuove generazioni in particolare? Quali opportunità si prospettano nel presente e nell’imminente futuro?
Al pari delle innumerevoli innovazioni tecnologiche in ambito ecografico sempre più tumultuose, competitive e potenzialmente diagnostiche, probabilmente ciò che dovrebbe cambiare nell’idea di ecografia “radiologica” è proprio nella sua stessa definizione sic et simpliciter, bidimensionale e in “scala di grigi”. Il radiologo ecografista non deve rappresentare più “colui che interpreta le ombre”, ma colui che dalle ombre riesce a costruisce una “figura diagnostica” solida ed inconfutabile.
L’imaging digitale e le crescenti potenzialità di calcolo informatico hanno favorito un incessante e rapido progresso qualitativo, come per esempio nelle metodologie eco Doppler. La caratterizzazione tessutale, lo sviluppo dei mezzi di contrasto, l’imaging composito, l’imaging tridimensionale statico (3D) e dinamico in real time (4D), l’imaging ad alta risoluzione, l’uso terapeutico degli ultrasuoni ad alta potenza e delle microbolle sono tra gli aspetti più attuali e appassionanti della ricerca ecografica [2]. Tutti questi sviluppi dell’indagine ecografica si collocano in una univoca moderna definizione di ecografia che si nutre dell’interezza delle informazioni che riesce a ricavare, ovvero si rende “multiparametrica”. Il termine “multiparametrico” deve essere accostato all’imaging in ecografia similmente a quanto già in uso in Risonanza Magnetica come nuova concezione di ecografia, multiparametrica appunto, divenendo pertanto un’ indagine di elevata competenza di conoscenze fisiche, cliniche e tecnologiche in sintesi, una ecografia “radiologica” [1].
Nulla di così “diverso dal solito”, giacché l’ecografia è intrinsecamente multiparametrica perché ha la modalità in B-mode o “scala di grigi”, ovvero morfologico-anatomica, ma ha anche la modalità del color Doppler, del Doppler spettrale e del power Doppler, ovvero funzionale. L’ecografia è uno strumento di imaging altamente indicato per valutare l’emodinamica dei flussi spingendosi anche oltre l’imaging tradizionale sino al più intimo studio del letto capillare [2]. Infatti, l’ecografia con mezzo di contrasto ha la capacità di osservare l’impregnazione dei parenchimi o dei vasi, di tracciare curve di intensità del tempo, curve di wash-in e wash-out al fine di studiare l’emodinamica di impregnazione del parenchima, del tessuto o del vaso oggetto del nostro esame [2]. L’ecografia inoltre consente di rilevare la rigidità dei tessuti attraverso tecniche elastosonografiche (shear wawe e strain) particolarmente utili nel fegato e nella valutazione delle lesioni focali delle strutture superficiali [2].
Ad oggi, l’ecografia multiparametrica viene già applicata nello studio di diversi organi e patologie: dalla tiroide [3], alla mammella [4], alla prostata [5], al rene [6], al testicolo [7], al fegato [8].
Probabilmente si pecca di presunzione nell’accostare il termine multiparametrico agli ultrasuoni ma descrive esattamente ciò che sta accadendo: questa ridefinizione di ecografia in chiave moderna è già consolidata nel nostro quotidiano, nella caratterizzazione delle lesioni focali intra-testicolari [9-10], nella valutazione della vulnerabilità di placca carotidea [11-12], nella risposta al trattamento di una lesione tumorale parenchimale o superficiale [13-15], nella malattia epatica cronica [16-17] con una accuratezza diagnostica anche superiore rispetto a quella della Tomografia Computerizzata o della Risonanza Magnetica e con costi sanitari di “consumo macchina” più contenuti [2]; tutto questo, attraverso uno strumento diagnostico decisamente paziente friendly sia per la scarsa invasività biologica che per la maggiore compliance nell’esecuzione.
Le nuove generazioni di Radiologi dovrebbero metabolizzare questa definizione in chiave moderna di “ecografia multiparametrica” per descrivere le molteplici sfaccettature dell’imaging ecografico che sono, forse, date per scontate, al fine di avere una maggiore percezione delle potenzialità associate all’ecografia tanto da considerarla non solo come uno strumento diagnostico “economico” ma altamente informativo e ricco di misurazioni utili.
L’ecografia multiparametrica è un imaging “one-stop” con ogni possibile parametro rilevato, registrato e quantificato mediante gli ultrasuoni; questa è la definizione di multiparametrico nella sua concezione più elevata, questa è l’ecografia “radiologica” del presente e del futuro in cui crediamo.
Bibliografia
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